Ogni volta il termine di un anno è accompagnato dalla consapevolezza del tempo e dal senso di spaesamento davanti al suo scorrere inesorabile e, forse, troppo rapido. Affrontiamo questo discorso e teniamoci compagnia fino al nuovo anno attraverso un buon libro.
Gente nel tempo è un romanzo di Massimo Bontempelli pubblicato per la prima volta a puntate sulla rivista “Nuova Antologia” nel 1936 e in volume nel 1937; oggi abbiamo la possibilità di leggerlo grazie al lavoro di una casa editrice emergente e coraggiosa. La nuova edizione, di 192 pagine, viene pubblicata nel 2020 ed ha un costo di €16,00. Il nome dell’editrice è Utopia ed ha come obiettivo quello di raccogliere e proporre ai lettori le voci più rappresentative di una letteratura di qualità, attraverso opere non più in circolazione o testi mai tradotti prima in italiano. La qualità di Gente nel tempo probabilmente è racchiusa nel suo essere espressione, quasi paradigmatica, del realismo magico del ‘900 italiano. Proprio nella sua rivista 900, curata insieme a Curzio Malaparte, Bontempelli stesso illustra i propositi della sua attività di scrittore: “niente mille e una notte. Piuttosto che di fiaba abbiamo sete di avventura. La vita più quotidiana e normale vogliamo vederla come un avventuroso miracolo, come un rischio continuo”1. La tensione perenne che ci tiene attaccati alle pagine del libro, in Gente nel tempo, è senza dubbio garantita dalla profezia della Grande Vecchia, con cui si apre il romanzo. In una scena quasi cinematografica, di un impatto folgorante, l’anziana capostipite della famiglia Medici, circondata dal figlio Silvano, la nuora Vittoria e le due nipotine Nora e Dirce, li saluta prima della dipartita preannunciandone la morte in giovane età. Il resto del romanzo è come un eco che si propaga dal personaggio imponente della Grande Vecchia (nonostante sia protagonista di un solo capitolo) e dalla sua maledizione che sembra avversarsi quando, a distanza di cinque anni l’uno dall’altro, moriranno prima Silvano e poi Vittoria. La narrazione si fa, dunque, accattivante perché segue l’ossessione costante dei personaggi nei riguardi del tempo e porta il lettore stesso a tenere il conto degli anni che, inesorabilmente, scorrono. Lungo la strada che conduce la famiglia Medici nella “fornace del tempo”, come sottolinea Marinella Mascia Galateria nella Prefazione, gli uomini e le donne di questo libro sono alla ricerca di un senso, un ordine, una regola. All’inizio sembra essere la Grande Vecchia a dominare il caos e a garantire stabilità alla famiglia e al mondo, attraverso l’autorevolezza che priva i suoi familiari del caso, dell’incertezza, del futuro. Con la sua morte, però, i personaggi sono costretti ad imbattersi con queste circostanze e, spaventati, si arrendono alla maledizione dei cinque anni: come prima la capostipite sospendeva le loro responsabilità attraverso l’austerità, ora è la profezia che domina e manovra le loro esistenze. Alla corsa contro il tempo si accompagna una disperata ricerca di salvezza, attraverso la costruzione di un destino logico capace di sollevare i protagonisti dalle paure della libertà e dal panico delle responsabilità. Silvano, infatti, alla morte della madre, si sente spaesato quando comprende che “ora è il padrone e può comandare”. L’autore stesso alcune volte sembra compatire i suoi personaggi, interrompendo consapevolmente la finzione narrativa per anticipare o esprimere giudizi amari e distaccati, profonda impronta del suo stile. Nella disputa eterna tra le due sorelle, rimaste le uniche due eredi dopo la morte dei genitori, la domanda sospesa al termine del romanzo è: siamo certi che a sopravvivere sarà quella che resta in vita? L’esistenza sotto la morsa costante dell’angoscia e l’incalzare del tempo, che pare aver stabilito una scadenza quinquennale, sembra infatti essere più una morte. Un libro dunque intenso, in cui la narrazione unisce il thriller al mondo magico-onirico: ne risultano personaggi succubi del destino e una trama originale, che stimola nel lettore anche considerazioni esistenziali. 1 Massimo Bontempelli, Analogies, “900”, 4, 1927, pp.7 Autorə: Noemi Iacoponi
0 Comments
|
Details
AuthorsNOEMI IACOPONI (she/her) Archives
December 2021
Categories |